L’in**ta dell'”IVA reverse charge”

47081-ilyke.net-large-historic-museum-of-tortureE’ bello vedere come la stessa notizia possa essere letta in tre modi diversi. Qui ci riferiamo alla reverse charge sull’IVA che è già entrata in vigore per quanto riguarda i pagamenti della pubblica amministrazione e che il governo pensa di estendere anche alla grande distribuzione.

Come la spiega il governo

Per combattere l’evasione fiscale, in particolare l’evasione che riguarda l’IVA, adesso lo stato e alcune società di cui sappiamo di poterci fidare, pagheranno ai loro fornitori solo l’imponibile, versando l’IVA direttamente allo stato.

Come l’ha spiegata radio 24

Aò, stiamo pagando della radio di confindustria, la trasmissione condotta da Sebastiano Barisoni, Focus Economia del 10 marzo 2015, mica parole del giornalaio. Con questo sistema le ditte vengono a perdere un po’ di liquidità. Provvedimento presentato come ingiusto, perchè lo stato per quanto riguarda i crediti dell’IVA pretende di incassare subito mentre per i rimborsi fa aspettare anni.

Come la vediamo noi

Il privato lo prende nel culo, le banche festeggiano, tanto per scambiare. La spiegazione è semplicissima: supponiamo che la ditta A sia un fornitore dello stato. Per esempio gli vende dei computer, ma è lo stesso nel caso dei servizi. Supponiamo che consegni a un qualche ente borbonico un computer, per semplicità diciamo che il prezzo concordato è di 1000 euro di imponibile. Prepara la fattura, 1000 + 22% di IVA totale 1220. Lo stato fa il bonifico per l’imponibile e versa l’IVA allo stato, in precedenza invece avrebbe pagato imponibile e IVA direttamente al fornitore.

Dov’è la fregatura? Semplice, la ditta A quel computer non lo ha creato dal nullo, lo ha comprato da qualche parte. Supponiamo, sempre per semplicità, che lo abbia pagato 500 euro di imponibile (un margine del 100% in questo settore se lo sogna chiunque, è un esempio solo per semplicità di calcolo). Al suo fornitore, alla HP o chi per esso dovrà pagare 611 euro ovvero 500+iva.

Certo, gli resta in tasca il credito di IVA per quanto versato direttamente allo stato ma avere un credito non significa avere dei soldi, non si può andare al supermercato e pagare con il credito IVA dello stato.

Teoricamente l’unica via di uscita per il fornitore A sarebbe usare il credito per compensare qualche debito nei confronti dello stato, operazione non banalissima e che si può fare solo in certi periodi dell’anno. Chiedere il rimborso dell’IVA significa aspettare mesi, spesso anni.

Quindi… o il fornitore A comincia a comprare i computer in nero, oppure per recuperare questi soldi che lui sta anticipando allo stato dovrà rivolgersi in banca. Ripeto: lui sta anticipando dei soldi allo stato, non è vero che gli viene tolta della liquidità che prima lo stato, nella sui generosa munificenza, gli concedeva.

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